Alghero, ancora sigilli al beach club A-Mare

Dopo il sequestro dello scorso anno, effettuato proprio mentre la stagione entrava nel pieno, si torna a parlare del beach club A-Mare di Alghero, la cui apertura nel 2024 aveva fatto notizia anche per il coinvolgimento negli arredi e per le installazioni dello stilista e designer Antonio Marras. Subito dopo la riapertura, è scattato nuovamente il sequestro della struttura, per ordine della Procura della Repubblica di Sassari.
Secondo quanto riporta la testata Sassari Oggi, l’operazione, che ha visto l’intervento coordinato dei carabinieri del Tpc di Cagliari, del Nipaf e del Nil di Sassari, oltre al supporto della Compagnia locale e del Nucleo elicotteri di Abbasanta, si è concentrata su un pontile galleggiante in legno recentemente installato in località Calabona.
La struttura, secondo la documentazione presentata dalla società Bagni del Corallo, titolare dello stabilimento, risulterebbe precaria e temporanea, con obbligo di smontaggio entro il 30 settembre. Tuttavia, le autorità giudiziarie hanno disposto il sequestro, contestando la legittimità dell’intervento nonostante la concessione demaniale rilasciata dalla Regione Sardegna.
Con una nota diffusa alla stampa, la società che gestisce la struttura sul lungomare Calabona ad Alghero, ha comunicato che: “Il 16 maggio, su richiesta della Procura, il Gip ha nuovamente sequestrato il nostro beach club A-Mare che, dopo gli enormi danni economici e occupazionali subiti lo scorso anno, si accingeva a riaprire per la stagione balneare con nuove autorizzazioni. Con i lavori iniziati da poche ore, la tempistica ha il sapore di un accanimento feroce nei confronti di un’attività che, con spirito leale, collaborazione e trasparenza, ha visto negli scorsi mesi il rilascio di ben due nuove concessioni demaniali, che autorizzano oltre allo stabilimento anche la somministrazione di bevande e alimenti”.
La società ha aggiunto: “Concessioni rilasciate al termine di due Conferenze di Servizi – precisa la società – che hanno visto coinvolti oltre 20 enti, statali, regionali e comunali, i quali hanno tutti rilasciato rinnovate autorizzazioni per l’anno in corso. Il solo fatto che, nel corso del procedimento penale avviato dalla Procura, oltre 20 dirigenti pubblici abbiano confermato le autorizzazioni da solo basterebbe a spiegare quale ingiustizia stiamo subendo insieme a tutti i nostri dipendenti e fornitori. Ma le numerose autorizzazioni evidentemente non sono bastate alla Procura per permetterci di riaprire, né a fare una doverosa riflessione sui gravissimi provvedimenti adottati lo scorso anno”.
“Nel sequestro dello scorso anno – prosegue la nota – ci si accusava che le strutture non fossero amovibili (da qui il reato di abuso edilizio); ebbene abbiamo ampiamente dimostrato sia nella realtà che nei procedimenti amministrativi che lo fossero, lasciando le aree libere e intonse in pochi giorni; che fossimo sprovvisti di autorizzazione paesaggistica, nonostante gli stessi enti preposti al rilascio della stessa avessero esplicitamente escluso occorresse; ebbene quest’anno, oltre ad essere chiaramente scritto nelle nuove autorizzazioni che la autorizzazione paesaggistica non occorra, persino la Pg ha verificato che tale autorizzazione non sia mai servita; infine ci si accusava di aver spianato gli scogli e rovinato irrimediabilmente l’area in concessione”.
“Chiunque ha potuto verificare in questi mesi che non esistono scogli spianati e nemmeno scalfiti, ma anzi l’area risulta sistemata e arricchita di flora autoctona come ha accertato l’ufficio Tutela del Paesaggio con apposito verbale di sopralluogo. Se avessimo commesso abusi edilizi (con opere precarie?) o scavato gli scogli come sostiene la Procura, qualcuno pensa che ci sarebbero state rilasciate nuove autorizzazioni? Che oltre 20 enti e autorità indipendenti non avrebbero accertato anche solo in minima parte quanto sostenuto dalla Pg? Oggi, con un accanimento senza precedenti – conclude la proprietà di A-Mare – qualcuno cerca di difendere i gravissimi provvedimenti cautelari emessi lo scorso anno, che via via si stanno rivelando ingiusti e basati su elementi di fatto inesistenti”.
“Riteniamo tutto ciò inaccettabile in uno stato di diritto e con massima fiducia nella magistratura ci rimettiamo alle sedi competenti per il pieno accertamento della verità. Vogliamo ringraziare l’intera comunità che ci è vicina e rassicurare tutti i nostri dipendenti e fornitori che onoreremo i nostri impegni e che faremo tutto quanto in nostro potere per far valere le nostre ragioni”.